• Andato in scena il
  • 2 Agosto 2019

    ore 21:15

Cavalleria rusticana


di Giovanni Verga
uno spettacolo di Walter Manfrè
musiche Pietro Mascagni
con interventi di Matteo Musumeci
con Arianna Di Stefano, Barbara Gallo, Livio Remuzzi, Orazio Alba
e con la partecipazione di Loredana Cannata

Cavalleria Rusticana è un progetto scaturito dalla collaborazione tra Polis Cultura e la scuola di formazione “International Theatre Center” da me diretta. Nasce dalla volontà di coniugare la poesia di una delle più famose opere della produzione letteraria europea del 1900 parto di quel genio della nostra letteratura che fu Giovanni Verga, con quella che  è considerata una delle più straordinarie composizioni del melodramma italiano cui l’altro genio, quello di Mascagni, conferì un crisma di eterna universalità.

Il testo verghiano, archetipo nel panorama dei racconti che ci introducono nei meandri delle passioni umane, alla luce della musica di Mascagni, si eleva quasi miracolosamente  nell’empireo dell’Arte pura e lì sembra cristallizzarsi trovando la sua piena sintesi.

Ma quando il percorso creativo sembra concluso, ecco che il capolavoro si anima ai nostri occhi ed improvvisamente la storia si fa strumento di indagine psicologica spingendoci nel vortice di una appassionata  analisi che, con la sua freddezza, ci riconduce al punto di partenza : la vicenda di Santuzza e Turiddu altro non è che un comunissimo e gelido fatto di cronaca.

La commistione dei vari elementi ai quali il racconto può essere letto ci sembra possa regalare, alla nostra operazione, anche la possibilità di creare un clima emozionale che dovrebbe conferire allo spettacolo un motivo di coinvolgimento totale del pubblico.

Abituato molto di più alla fruizione dell’opera lirica, lo spettatore accetta quasi con stupore l’originale  versione in prosa  che nel nostro caso si sovrappone alla prima pur essendone la madre.

Piano piano però i due terreni si sovrappongono fino alla soluzione finale molto realistica e sicuramente commovente.

Ovviamente il testo, che non ha subito manipolazioni, viene restituito al pubblico nella splendida ed essenziale lingua italiana anziché nella versione in dialetto siciliano nella quale Verga, sembrerà strano, non lo ha mai ridotto.

Walter Manfrè